
Quinto album dei Rancid, il secondo autotitolato. Ampiamente sottovalutato, questo disco è stato un pugno in faccia per tutti quelli che si erano abituati all'idea che i Rancid avessero perso la loro aggressività iniziale in favore di sonorità ska e reggae che, almeno a mio parere, dopo un disco improbabile come Life Won't Wait avevano iniziato un po' a rompere le palle. Scarsa pubblicità, testi incazzati, ritmiche veloci, cantato ai limiti dell'asma, brani che difficilmente superano i 2 minuti di durata, sono le componenti di un album che magari non sarà adatto a chi vuole avvicinarsi alla punk band californiana per la prima volta, ma rappresenta forse il loro lato più oscuro, più vero.
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